Spedizione italiana in Africa ai laghi equatoriali 1876-1882

I 6 positivi (albumina su carta) di cui 2 doppi, si riferiscono alla Spedizione italiana ai laghi equatoriali (lotto 107), promossa dalla Società Geografica Italiana e condotta dal marchese Orazio Antinori - capo della spedizione e allora Segretario della SGI - insieme all’ing. Giovanni Chiarini ed al conte Sebastiano Martini-Bernardi. La missione parte l’8 marzo 1876 alla volta di Aden con l'obiettivo di raggiungere il bacino del Nilo attraverso l’Etiopia gettando così i presupposti per una presenza dell’Italia in quei territori. Controversie, ritardi e numerosi ostacoli, nonché la perdita di ingenti quantitativi di materiale, resero necessario il rientro di Martini-Bernardi in Italia (agosto 1876) «per rifornirsi di strumenti scientifici, armi e vettovaglie» (BSGI 1876, p. 668); egli ripartì da Livorno il 6 marzo 1877 - con destinazione Alessandria d’Egitto - insieme al capitano Antonio Cecchi: di loro, dopo prime confortanti missive, Pellegrino Matteucci riferisce saperli «fermi a Tull Harrè, incapaci di avanzare come di retrocedere e quindi in una condizione disperante» (BSGI 1877, p. 427). Di fatto Antinori, Chiarini, Martini-Bernardi e Cecchi si ricongiunsero ai primi di ottobre. Martini-Bernardi tornò in Italia nel febbraio 1878 recando «collezioni zoologiche ed etnografiche» (BSGI 1878, p. 112) per ripartire ancora una volta in nel marzo 1879, fornito anche di merci di scambio. Chiarini e Cecchi, fin dal 1878, si addentrarono in zone interne; le notizie sulla loro sorte sono frammentarie: Chiarini venne ucciso il 5 ottobre 1879 e Cecchi imprigionato. Le vicissitudini della spedizione determinarono partenze e ripetuti rifornimenti e non è chiaro a chi appartenga il materiale fotografico.

La spedizione italiana ai laghi equatoriali avrebbe dovuto raggiungere la regione dei laghi a sud-ovest dello Scioa per rilevare l'intricata situazione idrografica dei rami sorgentizi del Nilo Bianco. Ma, causa l'età ed una brutta ferita alla mano destra, Antinori dovette fermarsi ad Ankober, mentre Cecchi e Chiarini, una volta raggiunto il territorio dei Galla furono imprigionati dalla regina del Ghera. Chiarini morì misteriosamente in seguito ad un attacco di febbri intestinali dando adito al sospetto di un avvelenamento, mentre il compagno fu liberato per ordine del negus Giovanni, a quanto pare per intercessione di Gustavo Bianchi.

La missione, iniziata nel marzo 1876 e conclusa idealmente nell'agosto 1882 con la morte di Antinori, ebbe un costo complessivo di circa 190.000 lire, di cui 119.000 ricavate da una sottoscrizione pubblica lanciata in tutta Italia dalla stampa.

Le complesse vicende della spedizione sono ampiamente documentate nel Bollettino della SGI attraverso telegrammi, lettere, relazioni dei componenti la spedizione o di altri esploratori che di questi riportano notizie. 

Al fototipo 107/1 ne corrispondono in realtà due identici. Ciascuno di essi si compone di due elementi incollati tra loro e sul supporto secondario. I due oggetti sono differenziati dalla presenza in uno, e dalla totale assenza nell’altro, del testo: le didascalie manoscritte compaiono infatti in uno solo di essi. Il positivo ritrae - una sorta di still-life - le vettovaglie (cucina da campo) in dotazione alla Spedizione italiana per l’Africa Equatoriale (1876-1882). Anche all'inventario 107/2 corrispondono due positivi identici. Uno dei due è privo del titolo parallelo manoscritto a matita ed ha l’iscrizione fotografica incompleta: manca infatti l’indicazione “(Alessandria d’Egitto)” riferita al luogo di attività dell’autore Fiorillo rispetto a quella completa riportata di seguito: L. Fiorillo Fotografo, (Alessandria d’Egitto).

Nel positivo 107/4 compare un timbro in cui si legge: F.lli Bartolena. Fotografi di S.M. Livorno. Via Vitt. Emanuele n° 7. La data di ricava dall’iscrizione fotografica, e si riferisce alla Spedizione italiana in Africa Equatoriale del 1877. Il positivo ritrae una tenda - parte dell’accampamento - della Spedizione italiana in Africa Equatoriale; accanto ad essa un uomo, un’esposizione di fucili ed un tavolo da campo con quattro sedie. Sullo sfondo il mare ed un faro. L’immagine, più specificamente, si riferisce al secondo viaggio intrapreso da Sebastiano Martini-Bernardi e da Antonio Cecchi nella primavera 1877, in partenza, come gli altri, da Livorno.

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