Atelier Marubi o Marubbi
La storia dell’Atelier Marubi e della sua dinastia ha inizio a metà del secolo scorso quando il piacentino Pietro Marubi, architetto, pittore e scultore, si stabilì a Scutari (Albania) e aprì il primo atelier di fotografia. Nato a Piacenza nel 1834, Marubi partecipò molto giovane al movimento garibaldino motivo per il quale fu costretto a lasciare l'Italia. Giunse a Scutari (Shkofra) nel 1850, dopo brevi permanenze a Corfù e Valona, in cerca di asilo politico provvisorio presso l'Impero ottomano. Si avvicinò alla fotografia per curiosità e piacere personale ma ben presto ne fece la sua attività professionale e nel 1858 Pietro, divenuto Pjetër Marubi, aprì l’atelier fotografico, il primo in senso assoluto che quelle terre avevano mai conosciuto, chiamandolo: driteshkronia, “scritti di luce”. I suoi primi scatti, una sorta di reportage nei vilajet di Scutari, documentano la storia albanese, tant'è che furono pubblicati in riviste illustrate di diverse nazionalità: “La Guerra d’Oriente”, “The Illustrated London News” e “L'Illustration”. Il suo studio però, diventò fin dai primi passi anche un laboratorio creativo della fotografia artistica e la voglia mista a vanità di mettersi in posa contagiò un po' tutti, l'uomo comune, gli impiegati, i religiosi ma anche gli eroi popolari, tra l'altro due delle sue più antiche fotografie ritraggono Hamze Kazazi, l'eroe dell'insurrezione nazionale fotografato nel 1859 un anno prima della sua morte, e Leonardo De Martino, poeta albanese rifugiatosi in Italia per fuggire dalle conquiste ottomane ritratto nel 1859. Fu proprio per il crescente successo della sua attività che Pjetër assunse un primo assistente: Mati Khodeli. Nato nel 1862 desideroso di imparare l'arte fotografica seguì uno stage a Trieste ma morì giovanissimo nel 1881 a soli diciannove anni. Gli successe nel 1870 suo fratello minore, Kel Kodheli che studiò anch'egli a Trieste. Dal 1885 al 1890 Pjetër lavorò alla ristrutturazione dell’atelier, comprò all'estero nuovi apparecchi fotografici, fece installare una vetrata per sfruttare la luce naturale e dotò le pareti di tende che si spostavano a seconda dello scatto da effettuare. Nel 1904 Pjetër Marubi morì e Kel Kodheli portò avanti non solo l’attività fotografica, ma anche il suo nome; da quel momento cambierà, infatti, il suo cognome in Marubi: era nata così la dinastia dei Marubi. La fama di Kel arrivò lontano, venne invitato più volte alla corte reale del Montenegro della quale divenne fotografo ufficiale. Seguì con fervente patriottismo le vicende del suo paese, soprattutto alla vigilia della dichiarazione d’indipendenza nel 1912, partecipando alla formazione di numerose associazioni, come quella chiamata “Lingua albanese” tesa a promuovere la diffusione della lingua. L'attività fu proseguita dal figlio Gegë, la terza generazione di Marubi, che affinò la sua tecnica fotografica in Francia, a Lione, intorno agli anni Venti presso la scuola dei Fratelli Lumiére. Divenne uno dei più importanti e stimati fotografi della regione e gli furono conferiti numerosi premi e riconoscimenti in occasione di mostre fotografiche. É anche grazie alla sua attenzione nei confronti della conservazione del materiale fotografico - accumulato in tanti anni di attività prima dai suoi predecessori e poi da lui stesso fino alla morte avvenuta nel 1984 - che oggi l'archivio della famiglia Marubi, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell'umanità, custodisce un complesso oltre 100.000 negativi, in gran parte lastre di vetro, documenti di eccezionale valore che ricostruiscono oggi un racconto della storia e della società albanese dei secoli XIX-XX che non ha eguali.
Riferimenti bibliografici
Albania: scritti di luce. Le foto dei Marubi. Rimini, Chiesa del Suffragio, Sala mostre, 19 maggio-18 giungo 2000, Rimini, Il ponte, 2000;
Kadaré I. (a cura di), Albania volto dei Balcani. Scritti di luce dei fotografi Marubi, Torino, Museo Nazionale della montagna Duca degli Abruzzi. Club Alpino italiano, Sezione di Torino, 1996;
Un secolo di realtà albanese. Le foto dell’archivio Marubi (1858-1944), catalogo della mostra tenutasi a Venezia, Palazzo Loredan 11 aprile-4 maggio 2003.